Volere Volare

L’anno scolastico era iniziato, le basi per iniziare c’erano tutte… almeno così pensavo. Devo dire che Noemi per me è stata, ed è un vero allenamento, perché non c’è mai tempo per abbassare la guardia, per rilassarsi e pensare di poter tirare il respiro. Ho imparato grazie alla mia dottoressa a gestire l’ansia; ho imparato a capire che ci sono situazioni che possiamo cambiare e situazioni che non possiamo modificare, ma al contrario accogliere e sperimentare che a volte ciò che apparentemente ci sembra negativo potrebbe essere invece una nuova apertura verso situazioni nuove, le quali potrebbero stupirci in positivo. Alessandra, la sua educatrice storica, i primi di ottobre ci comunicò di aspettare due meravigliosi angioletti; in passato avrei perso l’equilibrio nel pensare che Noemi durante quell’anno scolastico non l’avrebbe avuta al suo fianco, ma la felicità per Alessandra era tanta e capii che dovevamo affrontare la situazione, accoglierla e ripartire. Così arrivò Noemi “Grande”, la sostituzione di Alessandra. Noemi, la mia piccolina, l’aveva chiamata così per distinguerla da se stessa: ovvio, lei era piccola, e la sua educatrice era grande; Noemi ci ha sempre stupito. Così nella nostra rete arrivò l’educatrice Noemi: una ragazza piena di entusiasmo, di capacità, e con tanta voglia di fare. Francesca, l’altra educatrice storica di Noemi, ci aiutò tantissimo a trasmettere tutto il suo sapere, tutte le sue “conoscenze storiche” sulla e della piccolina alle maestre e alla nuova educatrice. Così davvero iniziò l’anno scolastico. Non sapevamo dove eravamo diretti, ma ci buttammo tutti insieme in questa meravigliosa avventura. Noemi mi ha dato la possibilità di comprendere e di capire tutti i passaggi per imparare a leggere e scrivere; mi ha aiutato a capire cose che noi diamo per scontato, e che sono invece davvero difficili. Conoscenze astratte come il suono e il segno grafico di una lettera per noi sono, diventano meccanismi automatici mano a mano che si comincia a studiarli e ad utilizzarli. Era difficile, ma devo dire che Noemi era così ben accolta a scuola che si incuriosì e collaborava a pieno. A scuola c‘era la parte didattica e a casa cercavamo in tutti i modi famigliarizzare nella quotidianità con le lettere e numeri: canzoni, biscotti a forma di lettere, ogni occasione era buona. Con i numeri era più semplice, è stato sempre più semplice per la piccolina, ma anche per questa disciplina a casa giocavamo cercando di aiutarla a sperimentare. Comprendevo che per Noemi era difficile, molto difficile, perché per imparare la piccolina doveva avere un buon livello di attenzione, suo tallone di Achille da sempre; ci abbiamo sempre lavorato tanto e ci lavoriamo ancora tanto, perché per lei è difficile restare concentrata, soprattuto se ci sono troppi elementi da tenere sotto controllo. Seguivamo le indicazioni di Rossella e Jade; dovevamo lavorare su più fronti per poter permetterle di imparare. L’amore e la professionalità che Noemi ha avuto a disposizione sono stati altissimi: la piccolina si sentiva così supportata, così aiutata, che in ogni situazione dava il meglio che poteva e lo faceva con grande serenità. Non ho mai pensato per un secondo agli obiettivi da perseguire; seguivo ciò che a scuola, e ciò che Rossella e Jade in quel momento dicevano che la piccola dovesse fare. Mi concentravo su quello. Ho collaborato a pieno con la scuola, ho prodotto tanto materiale per supportare la piccolina e per aiutare chi tutti i giorni lavorava con lei. Marika continuava il Progetto Scuola-Casa che procedeva benissimo, ed inseriva anche giochi didattici; gli amici erano felicissimi ed anche Noemi. Gli ingredienti fondamentali furono un grande coordinamento di tutta la rete; infatti anche l’educatore dell’Asl ci ha aiutato tantissimo nel supportare Noemi a scuola. La cosa che mi tranquillizzava di più era vedere come Noemi fosse una bimba serena e felice, ed ogni giorno aveva sempre più strumenti per comunicare ciò che lei voleva e sentiva. La mia paura più grande dopo la diagnosi era che la piccolina non riuscisse a dire tutto quello che sentiva, e vederla invece così, vederla crescere in tutti i sensi mi tranquillizzava e mi scaldava il cuore dandomi la forza di continuare. Noi a casa continuavamo a darle anche occasioni per staccare la spina dai tanti “doveri“, per aiutarla a decomprimere. Così per la festa di Halloween organizzammo una meravigliosa vacanza in montagna con mia sorella e la sua famiglia. Fu una vacanza indimenticabile; nonostante la lontananza ci siamo sempre vissuti tantissimo, ed ho avuto la prova che non sempre la vicinanza corrisponde al Viversi. Per esserci bisogna volerlo e sentirlo. Noemi e Nicole sono legatissime ai figli di mia sorella, e noi adulti facciamo di tutto perché si possano frequentare e perché possano anche da lontano condividere momenti; la tecnologia ci aiuta in tutto questo.

Io continuavo il mio percorso di crescita. Insieme alla mia dottoressa sentivo sempre di più che Vivevo, che mi sentivo, e che riuscivo a godere di ogni singola cosa che mi accadeva. È stata una grande occasione per me, riuscire a ritagliarmi questo tempo di maturazione, di conoscenza interiore: credo che tutti dovrebbero avere la possibilità di comprendere chi siamo e cosa desideriamo. Sembrano cose scontate, ma non è così; siamo influenzati da ciò che ci circonda e da ciò che noi influenziamo per, a volte, nascondere dolori o situazioni irrisolte. Certamente il percorso non è una passeggiata, anzi a volte è veramente doloroso, ma ciò che si conquista è una libertà interiore che ti rende capace di cogliere ciò che davvero conta nella vita. Per la nostra famiglia, per me ricevere quella diagnosi è stata una prova durissima, ma aiutati e supportati siamo la prova che davvero un modo per vivere è possibile. Ogni giorno che passava legava sempre di più me e Francesco; anche per lui, grazie al suo supporto emotivo, era sempre tutto più chiaro. Noi avevamo compreso di avere un obiettivo unico: lottare per tenere unito il nostro amore e la nostra famiglia. Per Natale andammo a Napoli, e come regalo mia sorella e mia madre ci prenotarono un week-end ad Amalfi noi due soli. Trascorrendo due giorni indimenticabili, una vacanza bellissima e spensierata. Avevo ritrovato i miei occhi nei suoi e il nostro sguardo era unico. Finalmente parlavamo e pensavamo alla stessa velocità; mi sentivo amata, compresa, complice del mio amore. Rientrammo a casa di mia madre felici e pronti a goderci i restanti giorni di festa con le nostre figlie e la mia famiglia. In quei giorni riuscii ad incontrare le sorelle di mio padre: loro meriterebbero un capitolo a parte, perché sono un grande esempio per me di amore. Nonostante la mancanza fisica di mio padre, loro hanno sempre trovato il modo di arrivare a me, a mia sorella, a mia madre. La sera prima di partire andammo a mangiare una pizza con loro; abbracciarle e sentire il loro affetto mi riempì il cuore. Zia Titina riuscì anche a cogliere e a sciogliere alcuni dubbi che avevo, dandomi la tranquillità di seguire ciò che sentivo. Sentii che papà era lì con noi. Rientrammo a Bologna tutti carichi d’amore e pronti ad affrontare la routine della quotidianità. Ecco, avevo capito che per poter affrontare le difficoltà che la vita ci pone davanti bisogna ricaricarsi di emozioni positive. Avevamo in famiglia condiviso tanti momenti spensierati e soprattutto non smettevamo mai di ascoltare Noemi. Per il suo compleanno, alla domanda se volesse festeggiare in una fattoria o in piscina, lei ci rispose che desiderava farla in piscina; e così noi organizzammo grazie a Claudia e Marika una super festa a tema arcobaleno. Fu un vero successo.

Noemi adora lo spazio, le stelle, i razzi, e un giorno mi disse: “Mamma io adoro volare“. Allora iniziai a pensare a come fare. Grazie a Marika trovai un posto a Milano dove simulavano il volo in caduta libera, e qualche giorno dopo il suo compleanno partimmo per Milano, per andare a volare. Volevo trasformare in concreto le sue parole, volevo che quelle parole avessero un significato pratico, ma anche emotivo. Fu un’esperienza incredibile; ad accoglierci, il responsabile per accoglienza alla disabilità Andrea Pacini .Siamo stati accompagnati in questa esperienza con grande professionalità ma anche con grande attenzione e sensibilità. Noemi, rientrando a casa in macchina disse: “Mamma ho volato.“ Ecco, questo è quello che desideravo rispondere ai suoi desideri; farle capire che l’ascoltavamo. Andavamo ovunque e sperimentavamo, e ci sperimentavamo divertendoci; e tutto questo lo facevamo insieme.

Così ricominciammo con grande entusiasmo ognuno i propri impegni. Ogni cosa si incastrava per bene, e Noemi continuava i suoi apprendimenti divertendosi. 

La scuola arrivò al termine; avevamo chiuso l’anno imparando le sillabe e i numeri. Ma due settimane dopo la fine della scuola.. Noemi, magicamente e come se l’avesse sempre fatto, iniziò ad unire le sillabe; e iniziava anche a comporre le prime parole, a scriverle e a leggerle. 

Tutto si era fermato ed era terminato: lei aveva raccolto tutto ciò che aveva imparato ed aveva iniziato a metterlo in pratica. 

Non credo di poter trasferire in parole cosa ho provato quando ho visto Noemi iniziare a scrivere e iniziare a leggere. Tutto mi riportava a quei primi allenamenti: “Noemi guardami, Noemi dammi un bacio, Noemi questo è rosso, Noemi torre, Noemi bolle, Noemi…” … ero orgogliosissima di Noemi. Era un vero esempio da seguire: una bimba così piccola che mi stava insegnando che nulla è impossibile se davvero ci credi.

Allenamenti .

Laurea Marika , una grande emozione .
Le ricariche emotive .
Compleanno 7 anni .

Finiva l’anno scolastico ed iniziava il centro estivo di Galliera . Esperienze uniche e preziose .

6 pensieri riguardo “Volere Volare

  1. Come sempre rivedere tutto il percorso fatto da te e la tua splendida famiglia mi rendere orgogliosa di te .Ma oggi mi hai fatto piangere.Ti voglio bene

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  2. I tuoi racconti e le tue esosrienze ci insegniano sempre tante bellissime cose.
    Grazie, di aver fatto un po’ volare anche me.

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  3. Ogni volta che ti leggo piango mi emozioni come pochi

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