Arrivò l’estate. Quante emozioni avevamo provato quell’anno, ma l’emozione più grande era quella di una grande normalità. Tutto procedeva. Partimmo per la mia meravigliosa Calabria, il luogo del mio cuore, dove tutto ha un senso e dove riesco a ricaricare tutte le energie investite durante l’anno. Lì il tempo si ferma e tutto è rallentato. Tutti insieme ci fermiamo a guardarci, a scoprirci. Quel tempo a disposizione dovevamo investirlo per bene. Nicole doveva divertirsi e doveva assaporare la leggerezza della vacanza; la Calabria è un luogo perfetto per lei, pieno di amici. Noemi invece aveva sempre bisogno di una routine ben organizzata, così avevamo la nostra quotidianità ben definita: mare-merenda-mare-pranzo-riposo-attività a tavolino-mare-doccia-cena e coccole serali in giardino guardando le stelle. Tra le attività da svolgere in quel periodo estivo, avevo pensato a due obiettivi: autonomia in bicicletta, ed a tavolino dovevamo continuare ad allenarci per la prima elementare, quindi lettere e numeri. Il salto era davvero alto. La bici non era semplice; dovevo farle capire e sperimentare il senso dell’andare in bici: perché usarla? Con l’amica aveva provato, ma doveva comprendere il perché usarla, il perché di dover fare quella fatica ad imparare. Così pensai che dandole un obiettivo di utilizzo potevo aiutarla. Per andare al mare le facevo usare la bici; devo dire che il mare da casa è vicinissimo, ma quei pochi metri furono fondamentali. Ad accompagnarla avevamo anche tutto il tifo del viale, che la sosteneva e ci sosteneva tutti i giorni a non mollare. Nicole e tutti i bimbi del viale erano di grande esempio, tutti andavano al mare in bici. Così giorno dopo giorno Noemi partì da sola. Che emozione! Ed insieme a noi festeggiarono tutti i nostri vicini del viale. Incredibile! Noemi andava da sola in bici. Avevo letto che era complicatissimo per una bimba con autismo guidare una bicicletta; sono tante le interazioni che potevano sovraccaricarla: la gestione sensoriale, la coordinazione fisica, altre mille difficoltà. In ogni situazione sperimentavo che capire come fare, crederci, e sostenerla emotivamente erano un mix perfetto. A tavolino invece, nel primo pomeriggio passavamo una mezz’ora insieme: continuavamo le attività che avevano inserito Jade e Rossella in studio, quelle che facevano all’asilo, ed anche quelle che proponeva Marika a casa; poi avevo anche inserito dei giochi che mi piacevano. Quando mi mettevo a tavolino con lei cercavo di fare anche attività che mi piacevano, che mi divertivano. Noemi sentiva le mie emozioni, e così nascevano dei momenti unici, dei momenti irripetibili di interscambio e di divertimento. Tutto questo non le faceva pesare le attività più faticose. Ho imparato a farlo anche con Nicole. Con i nostri figli bisogna anche rispettare le nostre predisposizioni nelle attività da proporre, le nostre passioni, ciò che ci piace anche a noi; solo così si possono trasferire emozioni autentiche e regalare ai nostri figli momenti di qualità. Quell’energia che circolava tra noi in famiglia era qualcosa di magico, eppure gli ingredienti che avevamo mescolato erano semplicissimi; ma a volte si fa davvero fatica, perché presi da tante emozioni personali, a cercare di capire che è tutto molto più semplice di quello che sembra. Così quell’estate meravigliosa passò tra tanti momenti familiari ed anche momenti miei personali di raccoglimento (tutte le mattine andavo a correre).
Al nostro rientro , ritrovammo Marika e la nostra quotidianità. Nei week-end, quando Marika ci dava un tempo per uscire, iniziò a portare le bimbe anche a casa dei suoi genitori. A Noemi e a Nicole mancava una Famiglia da vivere nelle routine settimanali; mancava vivere una famiglia dove conoscere la normalità di un pranzo domenicale in famiglia, al di fuori del pranzo con mamma e papà. Antonella, la mamma di Marika è sempre stata unica e speciale; è una donna allegra, piena di vita, e con uno sguardo di normalità su Noemi che normalizzava tutto. Noemi e Nicole si sono sempre sentite accolte da Nicola il papà, e da Jacopo e Azzurra i fratelli; anche i nonni di Marika hanno accolto le bimbe con grande affetto. Quel momento, quello spazio è diventato un meraviglioso appuntamento settimanale per le bimbe. Per noi era una gioia uscire sapendo che Nicole e Noemi stavano bene, e soprattutto erano felici e volute bene. Nel tempo Antonella ha trovato la sua modalità di relazionarsi con Noemi e l’ha sempre seguita nei sui giochi e nelle sue passioni: Noemi quando va da Antonella mi dice che va nello spazio, perché giocano ad andare sul razzo e sulla luna. Con Nicola entrambe invece hanno conosciuto la terra, la coltivazione e il raccolto del frutto o delle verdure; hanno scoperto il piacere di mangiare le fragole appena raccolte. Azzurra e Jacopo, una grande allegria per entrambe. Insomma erano ed eravamo in famiglia. Tutti questi valori aggiunti: Adriana con la routine del venerdì di Noemi dove aveva il suo momento unico con lei, la domenica a pranzo a casa di Marika, gli amici di Noemi che venivano a giocare a casa, gli amici di Nicole, le mamme, il paese che ci circondava, sono stati fondamentali per la crescita e l’evoluzione positiva di Noemi. Io sono convita che “da soli non si può nulla”; ogni figura ha una funzione ben precisa nella crescita di ognuno di noi. Nella situazione di Noemi è proprio fondamentale. E’ davvero importante parlare, condividere, e far sperimentare la disabilità e la diversità; così da capire che ognuno di noi è diverso dall’altro, meravigliosamente diverso. Avvicinare le persone e far capire che le diversità di ognuno sono delle risorse preziosissime, perché ci completiamo. Le nostre differenze sono delle opportunità di crescita reciproca. Anche se non si sa bene cosa fare, non bisogna essere dei terapisti; solo accogliendo, solo aprendo il proprio cuore si sta già regalando all’altro TUTTO.
Dovevamo prepararci, settembre era vicino. Jade e Rossella proposero un trattamento di una settimana intensivo, per stabilizzarla prima dell’ingresso alle elementari. Noi a casa facevamo di tutto per permetterle di divertirsi e di esprimersi al meglio. Un giorno io e Marika decidemmo di fare una gita con Nicole e Noemi, una gita moooolto particolare e piena di incognite; andammo al delfinario di Riccione. Che divertimento! Ci divertimmo tantissimo, tutto andò benissimo. Noemi aveva retto le file per l’accesso ai vari spettacoli, la moltitudine di persone, i rumori assordanti, il cambio di routine. Vivemmo insieme quell’esperienza a pieno. Tutte e quattro ritornammo a casa felici e spensierate. Anche mia madre ci raggiunse per sostenerci in quei giorni prima dell’inizio della scuola. Avevo l’impressione che dovevamo partire per un viaggio unico e irripetibile. Con Nicole avevo provato una grande emozione al suo ingresso alle elementari, ma ero certa che tutto sarebbe andato per il meglio. Per Noemi le paure erano tante, ma le tenevo sotto controllo pensando che solo per il fatto che eravamo lì e che mi ponevo quelle domande voleva dire che tutto procedeva, e che Noemi stava andando avanti. Il primo giorno di scuola Rossella arrivò di prima mattina per accompagnarla insieme a noi e a Checca; fu per me molto importante condividere insieme a lei quel momento. Varcare la soglia e lasciarla andare: dovevo imparare e crescere con lei; accettare che Noemi, dopo averla preparata come potevamo, dovevo lasciarla andare, lasciarla crescere, lasciarla sperimentare, darle la possibilità di esprimersi al meglio. Siamo stati fortunati in questo percorso: Checca e Alessandra ci hanno seguito anche alle elementari. Dico la parola “fortunati” perchè purtroppo non è scontato avere una continuità educativa e didattica, anche se spetta di diritto; ma avevo “lavorato per tempo” e mi ero assicurata prima dell’estate che tutto procedesse per il meglio.
L’anno era iniziato, ed io dovevo ricostruire una rete con le mamme per riproporre il Progetto Scuola-Casa. Qui ho incontrato tante nuove figure: le maestre , la Funzione strumentale Vincenza e la direttrice, che da subito ci hanno accolto con grande entusiasmo e disponibilità ;dopo aver ascoltato il nostro percorso e la volontà di collaborare a pieno con la scuola, siamo stati da subito appoggiati per proporre i nostri progetti. Alla prima riunione, Marika preparò un video che spiegava il Progetto; grazie alla mamma di un’amica di Noemi che mi ha sempre supportato, e che ci aveva autorizzato a mostrare il video con sua figlia che giocava con Noemi. Fortunatamente questa sua meravigliosa e preziosa amica era in classe con lei. Così la riunione iniziò; alle maestre avevo chiesto un piccolo spazio per presentarmi, per presentare Noemi e per presentare il Progetto. Alcune mamme ci conoscevano già, altre mamme non benissimo. Condividere è sempre stato un passo fondamentale. Certo, avevo paura prima di parlare perché non sapevo cosa aspettarmi; venivo fuori da una situazione meravigliosa dell’ asilo Sacro Cuore, ma mi ripetevo che dovevo avere fiducia e che dovevo provarci per Noemi. Dopo che avevo parlato, e dopo che Marika aveva spiegato il progetto, tutte le mamme ci accolsero con dei grandi sorrisi. Provai una felicità immensa e capii che Noemi avrebbe avuto dei compagni fantastici, ed io avrei condiviso 5 anni con delle mamme super disponibili e in ascolto. Così iniziò questa nuova avventura. Quel giorno di Aprile del 2014 quando la dottoressa mi comunicò che Noemi era nello spettro dell’autismo tutto mi sembrava difficile e complicato. Il dolore che avevo mi invadeva tutta. Oggi erano cambiate tante cose. Se avessi avuto la possibilità di tornare indietro nel tempo, avrei abbracciato quell’Alba fuori dall’ospedale e le avrei detto che tutto si sarebbe sistemato, che un modo per vivere esisteva; ma forse quella Alba doveva attraversare quel buio per ritrovare la vera luce.

I più fortunati siamo noi che siamo in classe con Noemi, che con i suoi occhioni e la sua dolcezza ci da sempre tanto.
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Siamo una classe fantastica ❤️
Grazie amica
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